L’Istituto Max Planck e i ricercatori della London School of Economics e dell’Università di Helsinki hanno pubblicato uno studio in cui si esaminano gli eventuali rischi per la salute del neonato concepito tramite fecondazione assistita.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Lancet, più in particolare si concentra sul rischio di parto prematuro (prima delle 37 settimane di gravidanza) e di peso troppo basso alla nascita (al di sotto dei 2.5 kg). I ricercatori, confrontando i dati di 1.245 fratelli nati tra il 1995 e il 2000 in Finlandia, concepiti uno tramite fecondazione assistita e l’altro in modo naturale, non hanno rilevato alcun rapporto tra il trattamento medico e i problemi sopra elencati.

Si sottolinea, infatti, che gli eventuali problemi registrati in alcuni casi non sono dipesi affatto dal Pma ma dalle caratteristiche stesse della coppia che già deve fare i conti con una ridotta fertilità. Insomma, la conclusione dello studio è che “nessuno deve avere timori per la salute del figlio quando si sceglie la riproduzione assistita“.